“Con enorme stupore abbiamo preso atto che in Italia non esiste una banca dati centrale che agglomeri il numero di eventi da malpractice sanitarie verificatisi nelle Regioni e Province autonome e i costi sostenuti dalle aziende sanitarie locali, aziende ospedaliere e istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) in ordine ai risarcimenti danni erogati e alle spese processuali sostenute e liquidate ai procuratori delle parti ricorrenti.
L’allarmante scoperta in seguito alla richiesta da noi inviata ai dipartimenti del Ministero della Salute e all’Agenzia nazionale per servizi sanitari regionali (Agenas), di conoscere tutti questi dati che producono un rilevante impatto sul Servizio sanitario nazionale, sulla collettività e sui territori.
La Sanità pubblica continua a subire un’emorragia di milioni di euro di risarcimenti, senza avere un quadro chiaro su dove avvenga principalmente, in quale entità, e quali siano le principali cause scaturenti.
In questo modo risulta impossibile avviare una qualunque attività di prevenzione e limitazione del danno, e a pagarne le spese sono i cittadini italiani oltre alla sanità pubblica, già messa duramente alla prova da numerosi episodi di mala-gestio”.
E’ l’allarme lanciato da Raffaele Di Monda, presidente dell’associazione Fulop, impegnata nella campagna nazionale di prevenzione sulle infezioni correlate all’assistenza e sull’antibiotico-resistenza, che ha inviato insieme all’avvocato Eleonora Coletta la richiesta ai dipartimenti ministeriali e all’Agenas.
“Si tratta di sostenere la sanità pubblica partendo proprio dall’individuazione delle falle clamorose che la costringono a spendere milioni di euro in risarcimenti ogni anno”, chiariscono Di Monda e Coletta.
“Pensiamo solo a quelli dovuti alle 12mila vittime delle infezioni ospedaliere e dalla lungodegenza delle oltre 50 mila che contraggono le infezioni ogni anno.
Per questo chiederemo al governo di provvedere all’istituzione di una banca dati unica dove sarà possibile trovare il numero dei casi di malpractice sanitarie e l’entità dei risarcimenti in modo da poter intervenire capillarmente sulle criticità e ridurre così lo sperpero di denaro pubblico”.
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