E l’invito a collaborare per lo sviluppo delle piccole imprese
Roma, 2 set. (askanews) – Piazza Plebiscito di Ceglie Messapica (Brindisi) ha fatto ancora una volta da sfondo alla kermesse organizzata da Affaritaliani, uno snodo importante per riflessioni e confronti di un’Italia tra la fine della pausa estiva e la ripresa dei lavori. In questo tempo “di mezzo” diventa fondamentale avviare un dialogo costruttivo a tutti i livelli decisionali per affrontare l’autunno con strategie mirate e una visione condivisa, orientata al miglioramento in ogni ambito. Collaborare sin da ora consente di prepararsi al meglio per le sfide future, creando solide basi per la crescita.
Ed è proprio sul concetto di “collaborazione” tra i vari attori dello scenario produttivo che è intervenuto Marco Travaglini, CEO di Mama Industry, società orientata al benessere delle PMI, ospite nella prima serata di “La Piazza: Il Bene Comune”. “E mo…? Che succede…?”, tipica espressione pugliese ma ormai utilizzata ovunque nel paese, ha scandito i diversi gruppi-panel che si sono alternati sul palco sotto la guida del Direttore di Affari.it, Angelo Maria Perrino, in un dialogo su temi importanti per l’Italia, alla maniera “socratica”, come da lui stesso definito lo stile di questa tre giorni.
Dopo l’inaugurazione della kermesse, il confronto sul “Mo…? Che succede…?” ha attraversato il Paese approfondendo i temi caldi dalla Puglia al Mezzogiorno, dall’Italia all’Europa. All’interno del panel di discussione sul mondo industriale e imprenditoriale, Marco Travaglini riporta il focus dal macro-industriale al “piccolo” del mondo imprenditoriale nostrano, parlando di produttività come il primo problema sociale del Paese.
Come “rappresentante” del mondo della piccola imprenditoria, il “mondo del fare”, come da lui stesso definito, Travaglini invita a metter sul campo un’altra parola chiave per il Paese. “Oggi secondo me la parola che dovrebbe stare sulla bocca di tutti, perché dovremmo cercare di raccontare, di far capire, di diffondere, e anche di semplificare, è ‘produttività'”, esordisce, definendola “il primo problema sociale del Paese” perché può essere causa della bassa natalità, della precarietà, delle disuguaglianze.
Secondo Travaglini una lente speciale deve essere posta sul problema della scarsa produttività delle piccole imprese perché, se i dati dell’OCSE dicono che la produttività in Italia è bassissima, bisogna pensare che l’Italia è fatta di piccole attività: su quattro milioni e mezzo di imprese che abbiamo, 4,2 milioni hanno meno di 10 dipendenti. Infatti nelle imprese grandi ed industriali siamo più produttivi della Francia e della Germania, nelle imprese piccole invece siamo improduttivi perché è un problema di cambiamento e velocità dello stesso.
Per questo invita a riflettere sull’importanza di concentrarsi su queste realtà perché, se si parla sempre “in grande”, si rischia di coprire solamente la grande industria, ovvero la parte macro dell’economia portandoci indietro però “una zavorra molto, molto importante”.
Secondo Travaglini, le proposte politiche, da destra a sinistra, non sono riuscite ad avere grande impatto su questo mondo che è rimasto indietro e che necessita di essere accompagnato diversamente, preso per mano, dal ‘900 ai nostri giorni. “Noi come Mama Industry lavoriamo molto con aziende piccole, le prendiamo per mano, cerchiamo di fargli portare a terra le loro idee, il loro prodotto. E poi cerchiamo di raccontarlo, di raccogliere fondi…fargli fare un salto verso il mondo moderno”.
Continua poi mettendo in ballo il Made in Italy e la sua forza qualitativa da portare avanti, sostenendo però anche l’importanza della consapevolezza per le mPMI che il mondo è cambiato, “è un mondo di processi, di organizzazione, di comunicazione, di finanza, di intelligenza artificiale, di immaterialità, di heritage del marchio. Se noi non guardiamo tutto ciò e non diffondiamo a questi imprenditori la cultura di questo, la produttività sarà sempre bassa”.
Queste imprese, focalizzandosi solamente sul prodotto, rimangono isolate ed ostaggio di subappalti o “subfiliere”, dipendenti da altri contesti. Qual è dunque la “ricetta” proposta da Travaglini per superare questa immensa criticità e rendere più produttive queste realtà? Un salto di paradigma e la diffusione di una nuova cultura di fare impresa.
“Se noi non facciamo questo salto e non rendiamo consapevoli milioni di imprenditori verso il nuovo mondo, il nostro prodotto e la nostra storia non basta più. La soluzione ci sarebbe, che è quella di avvicinare il mondo del terziario avanzato al mondo della consulenza o della tecnologia dei saperi. Quel mondo che sa come si fa impresa oggi, come si crea valore aggiunto. Ecco, avviciniamoci al mondo produttivo, troviamo sistemi, strumenti, azioni, persone che avvicinano quel mondo lì al mondo della consulenza, al mondo della tecnologia, trasferendo i saperi dal mondo del terziario avanzato al mondo produttivo per migliorare la produttività dei piccoli. Altrimenti avremo ancora il peso delle zavorre che ci portiamo dietro da anni”.