ROMA – Da poche ore Trump è di nuovo Presidente degli Stati Uniti.
Il suo pennarellone nero impazza a firmare decreti e la tv rimanda il fastidioso rumore come quello del coltello che graffia il piatto. Parlando con amici e colleghi, al di là delle prime impressioni, tutti sono in attesa. Aspettano di vedere cosa concretamente arriverà da quei decreti, se è solo propaganda o veramente ci troveremo di fronte a deportazioni di massa, esercito schierato non solo ai confini ma pure nelle città come ha promesso.
IL PRECEDENTE
Tanti pensieri si affollano nella mente. Ricordo quanto accaduto dopo la prima elezione di Trump nel 2016. Sconvolgente per una gran massa di americani di tendenza liberale o democratica che, narrano le cronache, fu costretta a rivolgersi allo psicologo per superare l’ansia, la frustrazione, la sensazione di disastro imminente.
Figuriamoci ora con ‘Trump 2 la vendetta’ che potrà capitare a quei milioni di cittadini che pensavano e credevano che i loro simili ormai fossero stati vaccinati e resi immuni. Anche stavolta saranno felici gli psicologi e le case farmaceutiche, perché potranno studiare e trovare la soluzione per lo ‘stress Trump’ magari con la pillola giusta a seconda dei sintomi. Poi camminando per andare al lavoro ho incrociato una comitiva di giovani studenti appena usciti da scuola ed era un coro chiassoso di “Bella bro! Bella fra!’… E subito ho pensato alla canzone della mia generazione ‘Bella ciao’.
La canzone dei partigiani, di quelli che erano passati all’azione contro la dittatura fascista. Chiariamo subito: non c’è nessun fascismo alle porte qui da noi. C’è una destra che si rifà a Dio, Patria e Famiglia, come la destra di Trump, che ha bisogno di nemici, che governa pensando di assicurare la sicurezza con sempre più militari (e ordine) nelle strade e dappertutto, che i cittadini per sentirsi al sicuro sono e saranno d’accordo con loro a ridurre spazi di libertà.
Penso ai giovani molte volte descritti come ignoranti, gente che non capisce nulla, che passano tutto il tempo sui cellulari a messaggiare stupidaggini. Sarà. Io credo, al contrario, che il nostro Paese, ogni Paese, può salvarsi e avere un futuro soltanto facendo affidamento sui giovani. Ahimè, sono sempre meno, e ci sono sempre più anziani, c’è sempre più distanza e meno comprensione.
IL CASO ANGELO DURO
Lo vediamo anche nel successo, non previsto e quindi che ha destato stupore, del giovane comico (ormai si è giovani anche a 42 anni) Angelo Duro che sta sbancando al cinema con il film ‘Io sono la fine del mondo’. Comico antipatico, e se ne vanta: “Questo è il mio primo e ultimo film. Sono ad oggi il primo in classifica negli incassi. Sto già pensando a che appartamento acquistare. Facciamo una foto, alzate il dito medio”. Provocatore permanente, quasi sempre volgare. Apriti cielo, polemiche dal fronte progressista che lo hanno subito marchiato come nemico al soldo della destra peggiore. Per non parlare del tema del film, che ha fatto gridare allo scandalo i (finti) benpensanti. Lui si deve occupare dei genitori mentre sua sorella è in vacanza: “…. Devo andare giù a prendermi cura dei miei genitori, quei due rigidi e autoritari che per tutta l’adolescenza sono stati i miei nemici, che mi hanno imposto cosa fare, cosa mangiare, chi frequentare. Adesso sono diventati anziani e fragili e hanno bisogno di me. I paradossi della natura, diventare genitore dei tuoi genitori. No che non ci vado. A mente fredda, però, ci ho pensato e mi sono detto: Quando ti ricapita l’occasione di poterti vendicare di tutto quello che ti hanno combinato quei due?” ha spiegato in una rara intervista.
Angelo Duro, come detto, si vanta di essere antipatico e lo rivendica: “C’è chi si vanta di essere solare, simpatico, buono, onesto, bravo, perbene, io mi vanto di essere antipatico. Perché non c’è niente di peggio di uno che fa il simpatico. La simpatia non esiste. I simpatici sono dei grandissimi stronzi che ancora non hanno fatto coming out. Si nascondono”.
Mentre ama i bacchettoni moralisti: “Grazie a loro se faccio tutti questi numeri in teatro. Perché s’incazzano per quello che dico e mi fanno vendere più biglietti”.
Non è l’ultimo arrivato baciato dal caso, Angelo Duro ha fatto anni e anni di gavetta, girando ogni angolo dell’Italia. Lì ha trovato il suo pubblico, che lo ama e lo segue anche sui social. E che sempre risponde comprando il biglietto per andarlo a vedere.
COSA C’ENTRA CON TRUMP?
Che c’entra con Trump? Vediamo. Pensando ai giovani, ai nostri, che almeno per età sono all’opposto dell’anziano Presidente americano, mi è tornato in mente l’intervento che lo scrittore David Foster Wallace fece agli studenti dell’Università di Kenyon nel 2005 con la storiella dei due giovani pesci che nuotano insieme e incontrano un pesce più grande che va nella direzione opposta: ‘Buongiorno ragazzi, com’è l’acqua oggi?’ I due pesci giovani nuotano per un po’, e poi ad un certo punto uno guarda l’altro e dice: ‘Che diavolo è l’acqua?’.
Noi stagionati siamo immersi in questo brodo, con l’ansia sempre di dover spiegare che cos’è questo o quello, che bisogna fare, pensare, vedere. Il problema dietro alla storiella però è molto importante: che le cose banali, quelle normali, molte volte sono difficili da vedere e capire.
PERCHE’ TRUMP HA RIVINTO?
E torniamo a Trump. Perché ha rivinto e ha convinto? Lo spiegano mille studi di varie università americane svolti negli ultimi decenni. Al centro, tutti convergono su un dato: la solitudine avanza e conquista ormai la quasi totalità della vita dei cittadini. Gli interpellati lo giustificano con la necessità di ‘più tempo per me’. Ma la verità è un’altra: si ha sempre più paura di stare in compagnia con gli altri. Si preferisce, ad esempio usando il cellulare, di crearsi compagni e gruppi a distanza rimanendo comodi stravaccati a casa sul divano. Quasi sempre da soli. Fateci caso: moltissimi video sono di persone che stanno da sole. Fanno mille cose e te le spiegano, ma attorno non c’è nessuno. Questa solitudine, dicono gli scienziati della mente, spinge gli individui a cercare ‘solitudini’ simili, quelle che appunto non ti fanno male, che la pensano come te e come te sono pronte a individuare il nemico di turno. In questo scambio prevale sempre l’aggressività, la necessità di avere qualcuno da indicare come colpevole. Si usano parole forti, ci si accanisce in branco. E quando poi il branco si ritrova magari convocato nelle piazze è pronto a suscitare rivolte e caos.
Trump vince per questo, perché li rappresenta e li può poi ‘coprire’ dalle sue posizioni di potere, come ha fatto in queste ore liberando quasi i duemila che avevano dato l’assalto al parlamento americano.
I liberal e i progressisti non hanno capito nulla di quanto è successo in questi anni. Sicuri che da bravi ‘pesci saggi’ tutti gli altri avrebbero seguito le giuste e importanti indicazioni. Non hanno capito che per tornare a far vincere i valori incentrati sul rispetto e la comprensione bisognava ricreare ad ogni costo e in ogni dove la comunità. E la comunità si crea soltanto quando le persone si ritrovano a parlare faccia a faccia, quando escono da casa e si ritrovano insieme da qualche parte. Perché è solo quando ci si confronta di persona, quando tutti i sensi vengono coinvolti nel processo di vicinanza che si possono scoprire gli altri, anche nella diversità di opinioni, anche se c’è uno scontro diretto. Perché in quel momento ci si misura, si pensa prima di parlare.
Questa è la strada da seguire: rompere le comode solitudini e ritrovare la comunità. Sapendo che non è facile rompere un’abitudine. Eppure, ancora una volta, gli scienziati con i loro studi lo hanno dimostrato.
IL SONDAGGIO
Un sondaggio svolto coinvolgendo migliaia di passeggeri prima che questi prendessero il treno chiedeva se fosse meglio viaggiare da soli o vicini e parlare con uno sconosciuto. Quasi tutti risposero: da soli. Nelle carrozze gli esaminatori fecero comunque viaggiare persone che cominciarono a parlare col vicino.
Alla fine del viaggio altro sondaggio: meglio viaggiare comunque da soli o parlare con uno sconosciuto? Il risultato si era ribaltato, alla fine la stragrande maggioranza preferì la vicinanza e lo scambio. Ed è questo che mi fa ripensare ai ragazzi all’inizio e anche al giovane comico antipatico. ‘Bella bro’, può essere lo slogan della comunità, quel sentirci tutti fratelli alla fine può vincere qualsiasi cattiveria, anche quella mostrata nel film da Angelo Duro, che pur volendo vendicarsi facendo fuori i cattivi genitori alla fine con uno sguardo fa capire al pubblico, la sua comunità, che non ci sarà nessuna vendetta. La vicinanza salva.
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