VERONA – Tra i fili rossi di tutte le ministeriali organizzate dalla presidenza italiana, l’intelligenza artificiale è stata ampiamente protagonista anche dei lavori della 22esima riunione dei presidenti delle Camere basse dei Paesi del G7, ospitata a Verona dal 5 al 7 settembre.
A dare il la è stata la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che nel suo intervento da remoto ha richiamato le parole di papa Francesco, pronunciate in occasione del vertice dei “sette grandi” a Borgo Egnazia: “L’intelligenza artificiale altro non è che un grande moltiplicatore e, se è così, la domanda che dobbiamo porci come politici è: ‘Che cosa vogliamo moltiplicare con l’intelligenza artificiale?’”.
Un tema ambivalente. “Se questo moltiplicatore venisse usato per trovare una cura a malattie che oggi sono incurabili, avrebbe allora la possibilità di concorrere in modo estremamente significativo al bene comune- ha proseguito la premier- ma se quel moltiplicatore venisse invece utilizzato per aumentare le disuguaglianze, divaricare gli equilibri globali, allora gli scenari che ne deriverebbero sarebbero potenzialmente catastrofici”. Per Meloni, risolvere questa ambivalenza “spetta alla politica. Cosa saremo capaci di fare per garantire che l’intelligenza artificiale sia controllata dall’uomo, incentrata sull’uomo e al servizio dell’uomo? Dalla risposta a questa domanda sapremo se la politica ha assunto il suo ruolo o ha abdicato”.
All’intelligenza artificiale era dedicata un’intera sessione del vertice. Così diventa inevitabile il richiamo in uno dei tre macro capitoli della dichiarazione finale, sottoscritta da tutti i sette presidenti dei Parlamenti del G7 e dalla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. “I Parlamenti, quali assemblee che riuniscono tutte le componenti della società e pietre angolari del governo democratico, sono per loro natura chiamati a cogliere le opportunità e affrontare la sfida del futuro e del progresso tecnologico, i cui ritmi sono sempre più veloci”, scrivono gli stessi presidenti. “L’utilizzo dell’intelligenza artificiale, nel quadro dei principi e dei diritti, può lecitamente contribuire a migliorare i processi amministrativi nei servizi parlamentari per assicurare efficienza, sostenere la funzione decisionale e migliorare l’impegno” si legge nella dichiarazione. “I Parlamenti dovrebbero utilizzare le capacità dell’intelligenza artificiale per spiegare le politiche e le questioni complesse a tutti i gruppi della società, così da colmare le lacune tra le istituzioni democratiche e i cittadini”. Insomma, l’Ia strumento per rendere la politica e i processi amministrativi più facilmente comprensibili a tutti.
Tuttavia, la dichiarazione mette anche in allerta: “Tutte le nazioni devono prestare particolare attenzione a valutare l’impatto dell’intelligenza artificiale nell’ambito della loro posizione di sicurezza e le misure necessarie per proteggere la proprietà intellettuale e i dati sensibili dallo sfruttamento da parte di attori malevoli”.
Ecco perché viene sottolineato che è necessario per i Parlamenti giungere alla definizione di un quadro regolatorio sovranazionale, un sistema di governance che “consenta il buon utilizzo dell’intelligenza artificiale, nel quadro dei principi e diritti in cui tutti ci riconosciamo”.
Inoltre, per i presidenti è necessario “mettere i cittadini in condizione di comprendere la promessa offerta dalla trasformazione digitale e la responsabilità che essa richiederà nell’esercizio dei loro diritti e doveri”, nonché “favorire il confronto qualificato tra tutti i soggetti interessati (ricercatori, decisori e società civile), con particolare riferimento alle prospettive per il mercato del lavoro”. Senza dimenticare, si legge ancora nella dichiarazione finale, “una specifica attenzione al contrasto della manipolazione delle informazioni per influenzare e interferire nel funzionamento delle istituzioni, alla reputazione dei funzionari pubblici o delle persone impegnate in politica e in particolare in relazione a elezioni libere ed eque”.
A fare una sintesi ha pensato il presidente della Camera Lorenzo Fontana, padrone di casa alla tre giorni di Verona: “L’intelligenza artificiale sta trasformando il modo in cui pensiamo, apprendiamo, percepiamo la realtà e, potenzialmente, potrebbe ridefinire il corso della storia dell’umanità” ha detto a conclusione del summit. “Una delle principali sfide per le generazioni attuali e future è lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, che, con le sue molteplici e profonde implicazioni sulla società, deve essere antropocentrica e affidabile e garantire nel contempo un livello elevato di protezione della salute, della sicurezza e dei diritti fondamentali”.
Nel corso del vertice scaligero, Fontana ha richiamato anche alcuni buoni esempi di utilizzo dell’intelligenza artificiale da parte della Camera dei deputati, come l’impiego di applicazioni per la produzione e l’elaborazione dei dati messi a disposizione della comunità politica e pubblicati sui portali istituzionali per garantire la diffusione dei lavori parlamentari. In particolare, il presidente ha sottolineato che negli ultimi anni un importante passo avanti è avvenuto con l’introduzione dei sistemi di riconoscimento vocale automatico (Asr) per i resoconti di seduta, diventato un modello per altri Paesi. E grazie all’Ia, Montecitorio ha anche tradotto alcune sezioni del suo sito web in inglese.
L’articolo Intelligenza artificiale, i Parlamenti: “Servono regole sovranazionali” proviene da Agenzia Dire.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it